7 Aprile 2016
I docenti del Virgilio ricordano la Prof.ssa Elena Alessi
Prendo la parola solo perché credo di essere tra i presenti una delle persone che hanno il ricordo più remoto di Elena, un ricordo trentennale, certo nulla rispetto agli oltre quarant’anni che possono vantare Valentina e Grazia. Ma non intendo qui fare una laudatio funebris perché Elena, criticona com’era, troverebbe subito mille pecche: troppi aggettivi, taglia via quell’espressione, qui c’è puzza di retorica.
Elena è arrivata al Virgilio nel 1986 e la nostra amicizia è cominciata con un’accesa discussione sulla lattuga inglese. Eravamo in una pizzeria vicina al Virgilio, una allegra tavolata di colleghi per un saluto prima delle vacanze estive. Io, in partenza per l’Inghilterra, sostenevo che la lattuga inglese è tenerissima, assai meglio della nostra. Elena mi ha incalzato per un tempo infinito sfoderando un repertorio di insalate italiane degno di un botanico. Nelle discussioni non mollava mai, fino all’esaurimento dell’avversario, alzava i toni a volte, poi si pentiva. Il giorno dopo chiedeva scusa e diventava dolcissima. La lattuga certo, perché Elena era un’ottima cuoca. Molti dei presenti hanno goduto della sua sapienza culinaria, dei suoi minestroni, delle polpettine di melanzane, dei carciofi trifolati o del merluzzo al latte. “Ne ho fatto una quantità industriale ieri” diceva, e distribuiva con discrezione. Le piaceva nutrire; era il suo lato materno. Le piaceva chi apprezzava la buona tavola, anche se poi lei mangiava pochissimo, sottile com’era e come voleva restare.
Si potrebbe dire: Elena, o dell’intelligenza e della generosità. Acuta, veloce, sintetica, registrava in un attimo tutte le situazioni annotando mentalmente particolari fugaci che poi si rivelavano essenziali; le bastavano due ore in una classe per percepirne l’umore e cogliere le personalità più problematiche, che erano anche quelle che le piacevano di più e per noi colleghi questa sua capacità di analisi era essenziale. Un’intelligenza ricca anche di formidabili doti organizzative (i suoi verbali così perfetti! la biblioteca del Virgilio rinata nelle sue mani e divenuta così vivace), forse perché Elena proveniva dall’industria e lì aveva affinato qualità già naturali. La generosità di Elena la possono testimoniare in tanti, ti dava sempre una mano senza chiedere nulla in cambio, solo affetto, soprattutto sapeva ascoltare e consigliare: nulla la stupiva o la trovava impreparata. Aveva solo tre mesi più di me, ma a me pareva assai più grande, più saggia, come se avesse già vissuto un’altra vita e potesse trarne insegnamento.
Era una donna colta Elena, conosceva a fondo le letterature europee, amava la poesia e la musica e io che sono un disastro in campo musicale ho imparato molto da lei.
E ora voglio congedarmi da Elena coi versi di un poeta che lei amava, Virgilio. E’ un testo che chi ha masticato un po’ di latino conosce senz’altro. Lo hanno letto sui banchi di scuola i tantissimi nostri studenti oggi accorsi qui con noi, lo ricorda senz’altro suo fratello Elvio per la cui intelligenza Elena nutriva tanta ammirazione e di cui più di una volta ha vantato la bravura di latinista (quel quadernino nero pieno di traduzioni!). Sono versi della prima bucolica. Il vecchio pastore Titiro è riuscito a salvare il suo piccolo podere dalle confische dopo Filippi, un fazzoletto di terra non tutto fertile, con parti sassose e paludose, ma a lui carissimo perché lì ha sempre vissuto. Ebbene, Titiro sarà eternamente grato a chi l’ha aiutato a rimanere nella sua terra, “tra fiumi noti” e con una serie di adynata proclama che devono succedere fenomeni impossibili prima di dimenticare il suo benefattore; Titiro disegna scenari apocalittici in cui sono sconvolte le leggi della natura e della realtà: cervi che pascolano nell’aria, pesci abbandonati in secca perché il mare si è ritirato, migrazioni di popolazioni da un’estremità all’altra del mondo conosciuto:
Ante leves ergo pascentur in aethere cervi…
“Prima leggeri nell’aria pascoleranno i cervi
e i mari abbandoneranno nudi sulla spiaggia i pesci,
prima, dopo aver percorso vagando i territori di entrambi o esule
il Parto berrà alle acque dell’Arar o la Germania al Tigri,
prima che scivoli via dal nostro cuore il volto di lei”.
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